Diciotto, diciotto, diciotto: oggi, 27 ottobre 2018 mio padre compirebbe cento anni, essendo nato il 27 ottobre 1918, pochi giorni prima della fine dichiarata della Grande Guerra; anche se il suo ultimo compleanno è stato diciotto anni fa, il 27 ottobre dell’anno 2000. Ma non è certo di cose così moderne che voglio ricordarmi, voglio ricordarmi invece di questioni d’imprinting, ed è per questo che ho messo qui sopra la fotografia che poi vi spiegherò.
Ordunque, se penso all’imprinting paterno, la prima cosa che mi viene in mente sono le lezioni automobilistiche: così le ho chiamate da grande, quando mi sono accorta di quante ore di scuola siano state, quei dieci minuti all’andata e dieci al ritorno, che impiegavano, prima la Giardinetta e poi la Douphine, a percorrere la strada tra casa nostra e casa di nonna (“di nonna e di nonno”- precisa nonno Gino – “non sono ancora morto”) per ogni pomeriggio dei giorni della scuola elementare, dal lunedì al sabato.
Ogni pomeriggio a casa di nonna, dove mi aspettavano, oltre ai compiti e all’amichetta un po’ più grande, giardino e terrazza e televisione, tutti lussi che a casa mancavano; ognuno di quei pomeriggi era inaugurato e concluso dal viaggio automobilistico di dieci minuti, durante i quali venivano squadernate alle mie orecchie le più disparate nozioni sull’universo mondo, narrate e spiegate dal guidatore. Niente o quasi mancava: storia, letteratura, arte, scienze, tutto poteva essere l’oggetto del monologo; e spesso un’informazione o un concetto venivano ripetuti più di una volta, data la propensione che hanno le persone già passati i quaranta a ripetere le cose. “E questo lo hai già detto” – “E come faccio a ricordarmene, tu hai una memoria di ferro!”. Forse la memoria di ferro, cioè la capacità di prestare attenzione e di ricordare, deve qualcosa a quelle lezioni viaggianti.
Ma insieme pure l’attitudine al pensarci sopra, e alla critica, e il non accontentarsi delle spiegazioni altrui: “Perché?”. E al mio perché bisognava rispondere, e non era detto che ne fossi convinta fino al giorno dopo. “E basta co’ sti perché!”: questa pretesa, enunciata con veemenza noncurante dal fratello maggiore (nella foto) un bel giorno, non fu capace di mettere fine ai miei perché, anche se mi convinse, fin da allora, di quanto poco fosse tollerata la curiosità critica nel mondo.
Alle lezioni automobilistiche, dunque, penso di dovere anche la mia attitudine critica, quella stessa attitudine che, come sempre, dalla protoadolescenza in poi, si para davanti alle aspettative delle stesse persone che te l’hanno imprintata. E poi, sempre, a chiunque pretenda di importi la sua indubitabile autorità. Paoletta l’irriducibile, anche e soprattutto, e tanto, a proprie spese, deve questo difetto a chi le ha passato, senza volerlo, l’incapacità di rinunciare a cercare ciò che è vero e l’incapacità di tacere ciò che è giusto. E perciò, alla fine dei conti, grazie, e buon compleanno.
NdA: la fotografia sopra, che mi ritrae all’età di poco più di un anno, è stata scattata da mia madre, per una volta, circostanza che spiega l’espressione paterna di gelosa apprensione per la “sua” Perla.